Informazioni
Il nome della Festa è rigorosamente in francoprovenzale, lingua parlata a Faeto sin dal medioevo, grazie allo stanziamento di una colonia di soldati ed artigiani francoprovenzali nel borgo per volere dei D'Angiò.
La sagra è dedicata al maialino nero dei Monti Dauni, razza autoctona, allevata allo stato brado e caratterizzato per dimensioni minute e le carni magre e saporite. La sagra si basa sulla consuetudine contadina di uccidere i maiali tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio per lavorarne le carni: alcune di esse preparate per la conservazione e un utilizzo duraturo, mediante capocolli, lardi, pancette, salsicce e prosciutti da essicare; altre non conservabili, consumate sul momento.
Dati il notevole lavoro e l'abbondanza di cibo, l'uccisione del maiale diveniva l'occasione per riunire intere famiglie (un tempo numerose) e amici, a partire dai "compari". Al lavoro seguivano dunque ampie grigliate e la cottura del pan'unto e dell'immancabile soffritto: pezzetti di maiale (anche frattaglie), peperoni all'aceto, patate, olive nere cotti nell'olio d'oliva.
La Sagra faetana rievoca un momento chiave della vita contadina, in vigore fino a qualche decennio fa ed offre ai suoi ospiti la possibilità di assaggiare le carni prelibate del maialino nero.