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L’anfiteatro si distingue per le notevoli dimensioni (126 x 94 mt ca con un’arena di 75,2x43,2 mt), che testimoniano l’importanza della città.
L’arena, utilizzata per le lotte dei gladiatori e per le naumachie (battaglie navali), è a pianta ellittica e con cavea addossata ad un pendio naturale, posta 9 metri sotto il piano di campagna ed è delimitata da un canale di raccolta delle acque e da un podio nel quale si aprono quattro accessi; inoltre presenta un sistema di grotte che servivano da ricovero per le fiere. L’impianto poteva contenere fino a 18.000 spettatori ed era dotato di un muro di cinta su quale si innestava un sistema di copertura mobile delle tribune. Dei 4 ingressi originari ne restano 2 disposti all’estremità dell’asse maggiore dell’impianto (direzione est-ovest): si tratta di portali in pietra costituiti da colonne ioniche, architrave e timpano triangolare, su cui è scolpito uno scudo rotondo attraversato da un giavellotto. Nel portale rivolto alla città vi si legge che Marco Vecilio Campo lo costruì a spese proprie in un fondo di sua proprietà e in onore di Augusto e della Colonia di Lucera.
Adiacenti all’edificio sono i resti di palestre, infermerie e altri fabbricati per il ricovero dei gladiatori. L'anfiteatro fu probabilmente danneggiato a seguito della conquista della città da parte dell'imperatore bizantino Costante II nel 663. In seguito al suo abbandono venne utilizzato come cava di pietre e si interrò progressivamente.
Nel 1932 alcuni scavi portarono alla luce i primi significativi resti dell'anfiteatro romano, i cui lavori di scavo e di restauro terminarono nel 1945.