Informazioni
Nel XVI sec. i resti dell'edificato di epoca romana vennero utilizzati per una nuova costruzione rurale, che è stata utilizzata come casolare fino a qualche decennio fa. Gli ambienti conservati dell’edificio romano sono in parte attribuibili alla parte produttiva (pars rustica) di una villa romana di età tardo-repubblicana (II-I sec. a.C.) la cui occupazione, sulla base dei reperti rinvenuti, continuò fino all’epoca tardoantica (VI sec. d.C. circa). Gli scavi condotti hanno consentito l'individuazione di undici ambienti, alcuni dei quali riutilizzati nei secoli come stalle e depositi, conservano ancora ampi tratti del pavimento romano in opus spicatum (a spina di pesce); mentre i muri romani sono alti anche fino a 2 metri e ben distinguibili dalle aggiunte successive, sono in opus incertum. Nella zona destinata agli usi residenziali del dominus la villa era munita di un complesso termale del quale restano individuabili lo spogliatoio, il locale caldaia (alimentata a fuoco), la condotta sottopavimentale per la diffusione dell'aria calda ed una cisterna. La zona rustica (destinata alla lavorazione dei prodotti agricoli) è invece testimoniata dai resti in pietra di un frantoio per la spremitura delle olive. Il sito archeologico è stato oggetto di scavi nella prima decade del 2000, ma non si è mai avviata un'opera di musealizzazione dell'area, pertanto il bene non risulta fruibile.