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Nel 1093, in un periodo di grande fermento in cui il peso di Troja andava crescendo nel quadro politico e militare del Mezzogiorno normanno, fu fondata dal vescovo Girardo la Cattedrale di Troia, uno dei più superbi esempi di romanico pugliese, in cui elementi della tradizione architettonica romanica si fondono con altri di suggestione orientale.
Simbolo di quest'eccellenza architettonica è lo splendido rosone, insolitamente ripartito da undici colonnine con capitelli corinzi, da cui sorgono archi a semicerchio che, incrociandosi, formano nei punti di intersezione delle ogive arabesche e spazi triangolari che accolgono transenne e trilobi, le cui decorazioni a traforo sono tutte differenti tra loro.
Il prospetto dell'edificio è nettamente diviso in due parti (inferiore e superiore) da un cornicione marcapiano sorretto da un intricato disegno vegetale da cui aggettano teste di leoni, cani, tori, serpenti, ricci, ecc...
La parte inferiore della facciata è scandita da sei arcate cieche a tutto sesto (tre a destra e tre a sinistra dell'arcata che accoglie il portale di ingresso); esse sono divise tra loro da lesene con capitelli corinzi; mentre gli archi sono arricchiti da losanghe falcate, intervallate da oculi strombati, a richiamo della chiesa di Santa Maria Maggiore di Siponto.
La parte superiore della facciata è invece popolata da sculture allegoriche antropomorfe e zoomorfe e da decorazioni vegetali.
Qui due archi zoppi fanno da contrafforte all’arco centrale, al cui centro si trova il rosone, che è sorretto da colonne binate, poggianti su leoni stilofori.
Sui timpani laterali spiccano varie figure allegoriche: a sinistra un corpo nudo di donna con chioma fluente, un medaglione raffigurante un angelo, figure danzanti, un corpo maschile; a destra un ebreo, un busto maschile con braccio mutilato. Sull’acroterio svetta un genio alato sulla groppa di un leone pensile
Bellissime sono le due porte bronzee di Oderisio da Benevento: la Porta della Prosperità e la Porta della Libertà. La Porta Maggiore (o della Prosperità) è composta da 28 pannelli decorati con altorilievi raffiguranti episodi della vita di vescovi e santi, i reggi anelli sono teste di leoni e i reggi battagli sono draghi alati.
L’architrave che sovrasta la porta è di fattura bizantina ed ha scolpite al centro le figure di Cristo tra la Vergine e San Pietro, a destra Sant’Eleuterio e a sinistra San Secondino. La Porta della Libertà si apre sul fianco destro e rappresenta in 24 pannelli l'epica resistenza della città di Troia all'assedio di Ruggero II.
L’abside costituisce con molta probabilità la parte primitiva della Basilica. Qui gli archi ciechi sono sostenuti da poderose colonne. Essa contiene il simbolo della vittoria della politica guelfa di Troja (i leoni) contro quella imperiale di Federico II (la testa di moro, ovvero i saraceni di Lucera e il rettile, ovvero la città di Foggia).
Gli interni, a pari degli esterni, sono un tripudio di arte e simboli.
Lo spazio basilicale si sviluppa in tre navate, separate tra loro da 12 colonne, con la prima a destra affiancata da una tredicesima colonna (simbolo della pietra angolare). Tutte esse presentano capitelli riccamente scolpiti. Lo spazio è occupato da elementi di notevole pregio come il fonte battesimale dell'XI secolo posto in ingresso, le edicole a lunette con affreschi settecenteschi di santi. Bellissimo il pergamo, in pietra scolpita, proveniente dalla Chiesa di San Basilio. Su un lato vi è scolpito un cane che morde un leone che a sua volta sbrana un agnello, allegoria che si presta a molteplici e controverse interpretazioni. Quella più interessante interpreta il cane come simbolo del popolo ebraico che aizza l'impero romano (il leone) contro il Figlio di Dio (l'agnello). Sull'altro lato un’aquila sorregge con le ali spiegate il libro della Parola di Dio.
Il transetto presenta sulla sinistra la Cappella dei Santi (di origine duecentesca, ma ricostruita nel '700), che custodisce i seicenteschi busti lignei dorati dei Santi Patroni (Sant’Anastàsio, San Secondino, Sant’Eleutèrio, San Ponziano e Sant’Urbano), oltre alle statue della Madonna Addolorata di Giacomo Colombo e le reliquie dei Santi Patroni, custodite in urne d’argento.
Sul lato destro si trova invece la Cappella dell'Assunta con la statua lignea della Madonna Assunta di Giacomo Colombo.
Infine il presbiterio e il catino absidale possono essere identificati come costruiti a partire dalla preesistente Chiesa di Santa Maria; dal punto di vista strutturale colpisce la leggerezza della crociera, mentre per i decori è da segnalare sulla parete in fondo alla navata sinistra, a lato dell’altare, un affresco quattrocentesco noto come “Dormitio Virginis” che, in una sola opera rappresenta vari momenti della vita della Madonna: Transito, Assunzione e Incoronazione. Sulle pareti di destra e di sinistra del presbiterio invece si trovano gli affreschi settecenteschi di Giuseppe La Rosa di Squillace raffiguranti lo Sposalizio della Vergine e la Visita di Maria a Santa Elisabetta. L'abside accoglie il bel crocifisso ligneo settecentesco dipinto da Pietro Frasa, considerato "miracoloso" perché una domenica di aprile del 1933 iniziò ad emanare copiose gocce di sangue.