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L'edificio è una delle testimonianze più importanti di architettura barocca in Daunia. Le origini dell'edificio risalgono al XIV secolo e alla volontà del Vescovo Casotti. In seguito il complesso, allora molto più modesto, venne ristrutturato ed ampliato a più riprese. Lo stesso subì gravi danni col sisma del 1456 e venne quindi restaurato sotto l'episcopato di Ladislao Dentice.
L'episcopio a quella data era ancora un modesto edificio di un solo piano, costituito da cinque ambienti. L' ingrandimento del palazzo fu iniziato dai vescovi Pietro Ranzani e Pietro de Petris che nel ‘XVI secolo realizzarono la costruzione di un piano superiore. A inizio '700 Monsignor Domenico de Liguori diede inizio alla nuova costruzione, ma si deve al suo successore, Giuseppe Maria Foschi l'impronta che il progetto ebbe, grazie all'incarico all’architetto partenopeo Giuseppe Astarita. I lavori proseguirono per tutto il ‘700 e ci consegnarono uno dei monumenti più rappresentativi dell'architettura settecentesca in Lucera. La facciata è elegante e al contempo sontuosa; in essa si sperimenta un sapiente gioco di combinazioni materiche e cromatiche: il bianco della pietra, il rosso del laterizio, il crema dell'intonaco. La simmetria si dipana attraverso l'apertura di balconi e finestre ricche di decori. Al piano terra fulcro della composizione è il bel portale vagamente aggettante rispetto al profilo di facciata, che introduce ad un bellissimo cortile a pianta ovoidale. Dall'elegante cortile la scala di destra porta all'ala nobile, ricca di eleganti saloni, quella di sinistra giunge all'appartamento privato del vescovo. Nelle sue stanze è ospitato il Museo Diocesano, ricco di arte sacra.