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Quest'antica via si distacca dal Tratturo Pescasseroli-Candela a Ponte Zittola, presso Castel di Sangro in Abruzzo, e dopo aver attraversato il Molise, giunge a Lucera in Puglia, dove si raccorda con il Celano-Foggia nei pressi di Vigna Nocelli. Si tratta di uno dei più importanti cammini della transumanza, largo in origine 60 piedi napoletani, ovvero circa 110 metri. Il viaggio di ritorno dal Tavoliere fino ai pascoli abruzzesi era detto “monticazione” e iniziava agli inizi di maggio.
La cosiddetta via erbosa entra in Puglia in corrispondenza dell'agro di Celenza Valfortore, procedendo dal territorio di Tufara, in Molise, in corrispondenza del Ponte a 13 archi sul Fiume Fortore. Il Tratturo procede quindi verso la destinazione di San Giusto attraversando i territori di San Marco la Catola, Volturara Appula, Motta Montecorvino, Volturino, e Alberona.
Il tracciato che interessa il territorio di San Marco la Catola permette di godere di bellissimi panorami ed effettuare interessanti deviazioni verso il corso del torrente Catola e del Bosco di San Cristoforo. Dirigendosi quindi verso Volturara l'antica strada segue per la Crocella di Sant'Angelo fino all'omonimo Monte e scende quindi a Campolattaro, dove si trova l'antica taverna con i resti del mulino.
Dopo aver attraversato la valle del torrente La Catola giunge alla Crocella di Motta, per inerpicarsi fino al borgo di Motta Montecorvino, che taglia per intero; quindi cala al Piano del Molino ed entra in territorio di Volturino. Qui seguendo il tracciato di una via romana giunge fino alla Taverna del Cavallaro, quindi supera il torrente Radiosa ed entra nel territorio di Alberona, che regala un paesaggio fatto di dolci rilievi costellati da edifici rurali e fontanili in pietra. Superato il torrente Salsola il tratturo termina dunque in agro di Lucera, in prossimità del Borgo di San Giusto.
Proprio a Lucera venne istituita nel 1447 dal re Alfonso I d'Aragona, la Regia Dogana della Mena delle pecore, che regolamentava la "mena", ovvero l'allevamento e la transumanza nel Tavoliere delle Puglie. Tale sistema fiscale permetteva la riscossione dei proventi derivanti dalla transumanza e dal diritto di pascolo, dai pastori le cui greggi svernavano in Puglia, assicurando una delle principali entrate dell'erario del Regno di Napoli.