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Fu il marchese Pignatelli a chiamare a San Marco la Catola i Frati Minori, chiedendo loro di inglobare la chiesa nel convento, perché questa fosse “officiata e mantenuta con decoro”.
La struttura attuale dell’edificio si deve però ai successivi ampliamenti fatti nel 1650 e nel ’700, ed è caratterizzata da un prospetto lineare e simmetrico al cui centro si trova la chiesa. Il Monastero, che ospita 40 celle, prese il nome di Santa Maria di Giosafat poiché incorpora l’antica cappella omonima all’interno della quale è conservato un mirabile bassorilievo ligneo di stile bizantino, che ritrae la Madonna di Giosafat, la cui presenza proverebbe, secondo alcuni, che il paese venne fondato dai reduci della VI crociata (quella federiciana), nella prima metà del XIII secolo.
Una visita merita anche l’interessante e antica biblioteca del convento.
Presso il Convento soggiornò per un breve periodo nel 1904 un giovane studente di teologia proveniente da Pietrelcina: San Pio.