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Si tratta in totale di una trentina di reperti, solo in parte conservati a Bovino (altre si trovano nel Museo Civico di Foggia e nel MARTA di Taranto), e rappresentano i più straordinari reperti della raccolta archeologica dei Monti Dauni (età del rame). Queste stele-statue, variamente datate dagli studiosi, sono attribuibili forse all’eneolitico (III millennio a.C.) e sono realizzate per lo più in pietra calcarea o arenaria, di non grandi dimensioni (altezza media cm 60), con l'altezza prevalente sulla larghezza; anche lo spessore è esiguo, inferiore solitamente ai dieci centimetri.
Le stele possono essere suddivise in "femminili", caratterizzati da una restituzione rappresentativa della femminilità: in alto un scollatura contiene dei seni, sovrastati da una collana, in basso un ombelico e una cintura; e in "maschili", caratterizzati invece da una sorprendete restituzione simbolica della virilità: un pugnale, dalla cui punta sgorga un fiotto di sangue, inserito nel fodero e legato ad un a cintura a bandoliera.
Le stele erano solitamente lavorate (incise) solo su una faccia e la parte inferiore è lasciata grezza, spesso rastremata per agevolare l’infissione nel terreno (segnacoli di tombe, a fungo o a disco).