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All'epoca veniva chiamata Mutatio Aquilonis: Aquilo è il nome della fonte che sorge nei suoi pressi e che origina il torrente Celone.
La posta divenne osteria nel medioevo, dando ospitalità ai pellegrini che percorrevano la Via Francigena e venne restaurata per volere di Carlo d'Angiò nel 1269, che nella vicina Crepacore inviò un contingente di soldati provenzali. A tale evento storico si deve la lingua franco provenzale parlata tutt'oggi a Faeto e a Celle di San Vito. Oggi ha l'aspetto di un casale cinquecentesco ed è nota come "Masseria dei Conti Maresca" che ne sono proprietari. Poco distante dalla taverna sono visibili i ruderi della chiesetta rupestre dedicata a San Vito.